di Viola Rita
Conte ha detto che l'Italia si trova nello scenario 3 della pandemia. Si raggiunge quando il valore di Rt a livello nazionale è pari a 1.5. Ecco che misure comporta e come evolve
“Siamo nello scenario 3”, ha spiegato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, in un question time alla Camera. Dell’argomento Wired ha già parlato recentemente, in seguito alla pubblicazione sul sito dell’Istituto superiore di sanità di un documento con i 4 scenari relativi all’epidemia di Covid-19 e della sua evoluzione e le corrispondenti possibili misure restrittive da adottare secondo il Comitato tecnico scientifico (Cts). Quando è stato divulgato, circa due settimane fa, eravamo ancora in uno scenario 2, in cui il valore di Rt era compreso fra 1 e 1.25 e la diffusione del virus era sostenuta ma più lenta. Ad oggi, 29 ottobre, siamo in uno scenario 3. Ecco cosa vuol dire e come potrebbe evolvere la situazione.
Lo scenario 3: cosa prevede il documento
Nello scenario 3 il valore di Rt – un parametro centrale per valutare il livello della trasmissione del virus, nonché l’andamento dell’epidemia – è compreso fra 1.25 e 1.5. In questo scenario in molti casi non si riesce a tenere traccia delle catene di trasmissione e i servizi di assistenza iniziano a mostrare segnali di sovraccarico. Pertanto il documento del Cts prevede in questa situazione il blocco di attività culturali, sociali e ludiche. C’è poi una possibile indicazione all’interruzione di alcune attività produttive maggiormente a rischio ed eventualmente della mobilità fra regioni o all’interno della stessa regione e la chiusura temporanea delle scuole. Se lo scenario 3 si mantiene in atto per almeno 3 settimane, sono possibili lockdown e zone rosse locali e temporanee.
Perché siamo nello scenario 3
Gli ultimi dati riportati dal ministero della Salute relativi al monitoraggio del Covid-19 mostrano che l’Rt nel periodo dal 1 al 14 ottobre, calcolato sui casi sintomatici, è effettivamente pari a 1.5 a livello nazionale. “L’epidemia è in rapido peggioramento”, recita il testo del ministero, “e compatibile complessivamente con un scenario di tipo 3 con rapidità di progressione maggiore in alcune Regioni italiane”. Nella maggior parte delle regioni è sopra l’1.25 e il ministero riferisce che “si osserva una rapida crescita dell’incidenza, l’impossibilità sempre più frequente di tenere traccia di tutte le catene di trasmissione e il veloce aumento del carico sui servizi assistenziali con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri sia in area critica che non critica”. Il quadro, dunque, corrisponde a quello descritto dallo scenario 3.
L’attenzione è massima
Inoltre, si è registrato un importante aumento del numero di ricoverati e “se l’andamento epidemiologico mantiene il ritmo attuale, esiste una probabilità elevata che numerose Regioni e Province autonome raggiungano soglie critiche di occupazione in brevissimo tempo”.
Il documento fa riferimento anche alla scuola. Le autorità sanitarie hanno rilevato che sono in aumento i focolai originati in ambito scolastico, anche se il contagio spesso non avviene dentro la scuola (qui il 3,5% di tutti i focolai) ma durante le attività extrascolastiche, per raggiungere la scuola e fuori dagli edifici, nonché nelle occasioni sociali di incontro degli studenti.
In questa situazione, il ministero indica che sono necessarie misure – che poi sono state prese nell’ultimo dpcm – per ridurre le interazioni fisiche fra le persone e alleggerire la pressione sui servizi sanitari. “È fondamentale che la popolazione riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo”, si legge sulla pagina del ministero, “quando non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa quanto più possibile”.
Come evolverà l’epidemia
Il premier ha spiegato che siamo nello scenario 3 e che le conseguenti misure adottate si rifanno a quelle del documento del comitato tecnico. Dopo ampia analisi, riferisce Conte, il comitato ha condiviso i provvedimenti del dpcm. La domanda successiva è: queste misure saranno sufficienti a contenere l’epidemia? La situazione migliorerà? Gli effetti delle misure non sono immediati e per valutarne l’impatto è necessario del tempo (qualche settimana), secondo gli scienziati. L’auspicio è che si possa mettere un freno alla crescita dei contagi per far sì che la curva epidemiologica – e dunque la situazione – non sfugga di mano. In pratica bisogna evitare di arrivare all’ultimo scenario, lo scenario 4, in cui l’Rt medio a livello nazionale è superiore a 1.5 che può richiedere un lockdown generalizzato. In generale, sperando che le cose vadano per il meglio, è molto probabile che da uno scenario 3 non si torni subito a uno scenario 1, ma che ci voglia un’attenta osservazione e del tempo prima che la situazione si assesti e regredisca. L’idea è che, un po’ come quando si fa un vestito su misura, le restrizioni e le riaperture debbano essere calibrate di volta in volta, sulla base degli aggiornamenti e dello scenario in atto in un determinato periodo.
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