di CRISTINA TAGLIETTI
Spiazza tutti un’altra volta l’Accademia di Svezia, assegnando il premio Nobel per la Letteratura 2020 a una poetessa americana, docente a Yale, poco conosciuta a livello internazionale, ma molto premiata in patria: Louise Glück, nata a New York nel 1943 in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi, cresciuta a Long Island.
L’Accademia l’ha scelta « per la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale». Anders Olsson, il presidente del comitato ha parlato della «voce minimalista», «schietta e intransigente, piena di umorismo e di arguzia pungente» di Glück e di poesie che entrano nel cuore della vita familiare. Se molti si aspettavano una vittoria «americana», dopo quella, controversa, di Bob Dylan nel 2016, il nome di Louise Glück ha suscitato una certa sorpresa.
Non è l’America di Don DeLillo o di Cormac McCarthy, gli scrittori statunitensi che, morto Philip Roth, in molti si aspettano (o sperano) di vedere ricevere la medaglia dal re di Svezia, ma un universo poetico con molti riferimenti al mondo classico, ai miti greci e romani (ma anche Gretel e Giovanna d’Arco per esempio), che Glück mescola a temi come la solitudine, i legami familiari, l’infanzia, le separazioni, la morte, in un viaggio interiore severo che non teme di affrontare il dolore.
Negli Stati Uniti Glück è un’autrice apprezzata dalla critica, che ha vinto importanti premi. Nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua collezione The Wild Iris («L’iris selvatico», tradotto in italiano da Massimo Bacigalupo, per l’editore Giano nel 2003, qui l’articolo di Mario Andrea Rigoni) in cui dona la parola alle piante e ai fiori coltivati nel giardino di casa nel Vermont, domestico specchio dell’Eden. Nei suoi versi c’è spesso una eco biblica e Bacigalupo a proposito di questa raccolta parla di «teologia in giardino».
In Italia è uscita anche la raccolta Averno, ispirata al mito di Persefone, dalla napoletana Libreria Dante & Descartes, sempre nella traduzione di Massimo Bacigalupo. Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia con Faithful and Virtuous Night, mentre nel 2003 è stata insignita del titolo di poeta laureata.
All’annuncio della vittoria Glück si è definita «sorpresa e felice»ha riferito Mats Malm, segretario permanente dell’Accademia di Svezia che, quest’anno, ha pensato bene di tenersi lontano da possibili polemiche politiche dopo che, lo scorso anno, era stata criticata per aver assegnato il premio allo scrittore austriaco Peter Handke, accusato di essere troppo vicino al leader serbo Slobodan Milošević .
«Adesso posso comprarmi una casa in Vermont» sono state le prime parole di Louise Glück , nota per la sua riservatezza, pronunciate mentre prendeva il primo caffé della mattina
Corriere della Sera
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