Disabili picchiati e derisi sui social, tre persone fermate a Licata


AGRIGENTO. Uno lo hanno legato alla sedia e, dopo avergli messo un secchio in testa, lo hanno picchiato. Un altro lo hanno preso a bastonate, legato con nastro adesivo da imballaggio e abbandonato per strada dove poi è stato soccorso da una donna. E ancora, raid fino in casa delle vittime, di solito anziani disabili, sporcati con la vernice, uno ha avuto gettato acido sulla testa, presi a calci e a bastonate. E infine umiliati pure sui social. Già, perché le «bravate» venivano filmate e pubblicate sui profili Facebook dove gli aggressori, tre giovani uomini di Licata, si vantavano pure delle loro scorrerie. «Gli indagati, lungi dal vergognarsi delle loro turpe gesta - scrivono gli investigatori - divulgavano su Facebook le loro criminali imprese, compiacendosi delle violenze perpetrate sugli inermi anziani».  

La notte scorsa i tre sono stati arrestati dai carabinieri di Licata, con un fermo di indiziato di reato firmato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Gianluca Caputo, con le accuse di tortura, lesioni, sequestro di persona e violazione di domicilio. Attesa nei prossimi due giorni la convalida dei fermi da parte del gip agrigentino.
Una storia butta, dietro la quale potrebbero eeserci anche altre persone oltre alle tre finite in manette nella notte: A.C., 26 anni, G.S., 23, A.M.S., 36. L’inchiesta è partita dalla denuncia di una delle stesse vittime, che però potrebbero essere molte di più delle tre di cui si ha notizia finora. La procura ha chiesto ai carabinieri di Licata di approfondire ed è emersa la galleria degli orrori che è adesso agli atti dell’inchiesta, non ancora conclusa. Gli investigatori parlano di «ripetuti, gravi e odiosi atti di violenza e minaccia» che «non appaiono giustificati da alcun pur futile motivo ma rispondono unicamente a logiche di puro sadismo». Sui profili Facebook dei tre fermati ora sono rimasti solo video di scorrerie in auto, conditi da parolacce e bestemmie e sottofondo di musica neomelodica, e una scritta beffarda: «Tratta come ti trattano, che non è mai sbagliato».    
                                                                                                                               
(fonte: La Stampa)

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