La riunione è proseguita con la relazione del Sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà che, dopo aver consegnato le proprie dichiarazioni programmatiche, ha introdotto alcuni temi di discussione.
Gentile segretario,
consiglieri, stampa, pubblico, personale della Metro City.
Si insedia
oggi, dopo un iter travagliato, il consiglio metropolitano e consentitemi, in premessa,
di ringraziare chi ha reso possibile tutto questo: a partire dall’ufficio elettorale
e a finire a tutti i dirigenti, funzionari e dipendenti della Città
Metropolitana che, con grande senso
di responsabilità e abnegazione, hanno fatto si che
le operazioni di voto si svolgessero nel pieno rispetto delle normative anti Covid
e, quindi, della salute di ogni avente diritto al voto.
E a tal proposito,
un sentito ringraziamento va a tutti
gli amministratori dei 97 comuni del nostro territorio, i sindaci, i consiglieri
comunali che, grazie anche alla individuazione dei due seggi staccati di Locri e
Palmi, con larga e ampia partecipazione hanno fatto emergere dalle urne un consiglio
rinnovato e pienamente rappresentativo
dei territori tutti.
Si è parlato molto
in questi anni di “reggiocentrismo”, di una Città Metropolitana cioè più attenta al capoluogo
che alle aree omogenee. Interpreto questo sentimento come la volontà di maggiore
protagonismo dei territori e maggiore attenzione agli stessi nelle scelte che l’ente
sarà chiamato a fare.
Proprio per questo
motivo una delle novità di questa consiliatura sarà l’organizzazione di appositi
consigli e conferenze
metropolitane sui territori per favorire, quando
il Covid lo consentirà, anche una maggiore partecipazione
dei cittadini.
E tuttavia sono pienamente consapevole che questo, seppur
importante sotto un profilo simbolico, non sarà decisivo se non accompagnato
da una puntuale riforma della Legge Delrio che nel 2014 ha
istituito le Città metropolitane.
Se vogliamo che
questo ente di secondo livello, nato non per sostituire le province ma per rappresentare
un nuovo sistema di governance del territorio, non vada a rappresentare l’ennesima
occasione perduta per il nostro paese servono dei correttivi come:
·
L’aumento dei trasferimenti statali
per evitare di pensare
che si stava meglio quando si stava peggio (es: 8mln l’anno per le strade a fronte dei 2 attuali);
· La possibilità di avere una giunta con assessori
legittimati a firmare atti e assumersi responsabilità amministrative;
·
L’assegnazione a monte delle funzioni da parte dello Stato al fine di evitare
contrattazioni con le regioni.
Su questo ultimo
punto siamo pienamente consapevoli che, nelle more della riforma, bisognerà affrontare
fin da subito la questione con
la Regione Calabria auspicando che l’importanza del tema non venga sacrificata
sull’altare della contesa politica delle prossime e imminenti consultazioni elettorali.
Cosi come bisogna
continuare ad affrontare con maggiore decisione la situazione rifiuti: bisogna giocare di squadra e non a colpi di ordinanza, bisogna lavorare per trovare
una soluzione strutturale e non semplicemente
dire “bisogna trovare una soluzione”.
In questo senso
i livelli di responsabilità sono molteplici e continueremo a cercare e trovare il dialogo, come negli ultimi
mesi, con la Regione Calabria ma siamo consapevoli che tutte le soluzioni
saranno tampone finché
non verranno risolti
due problemi principali:
·
Una riforma della legge regionale che ha istituito
le ATO senza porre un filtro fra comuni e regione e scaricando sui comuni
stessi decenni di cattiva programmazione
sul tema. Prendiamo esempio dalla Puglia
dove portiamo i nostri rifiuti
per assenza di discariche di servizio e contestualizziamo
quella legge al nostro territorio regionale.
·
Tra i compiti dell’ATO c’è l’individuazione (oltre Melicuccà dove sono stati
riaffidati i lavori) di altre due discariche di servizio. Se pensiamo di affrontare il tema con l’approccio
“ovunque basta che non sia nel mio comune” è evidente che non ne usciremo mai.
Strettamente collegato al tema rifiuti c’è il tema sanità.
Sono solo di pochi
mesi fa le immagini che hanno visto i 400 sindaci
calabresi fare fronte
comune e pretendere l’affermazione del diritto alla salute per tutti i cittadini.
Un confronto, quello
col governo, che ha portato alla introduzione nel decreto Calabria di una piattaforma di confronto fra
i territori e il commissario.
Se a questo aggiungiamo
la ripresa delle attività da parte della conferenza dei sindaci dell’Asp, ci rendiamo conto
di quanto la Città
Metropolitana, in sinergia con tutti gli altri soggetti preposti, potrà essere determinante
nel rivoluzionare finalmente il sistema
sanitario regionale a partire dalla garanzia della erogazione dei LEA e dei LEP.
Anche in questo
senso, l’ente metropolitano dovrà assumere sempre più il ruolo
di affiancamento e sostegno ai comuni per lo svolgimento delle funzioni amministrative
e per l’erogazione dei servizi.
Va in questa direzione l’idea di rendere metropolitani alcuni servizi come quello
del trasporto pubblico locale, come lo sarà a regime il sistema del ciclo
integrato dei rifiuti e delle acque, così come
la riscossione dei tributi e, ancora di più, il supporto agli uffici
tecnici comunali
per la progettazione delle opere pubbliche al
fine di evitare di disperdere risorse e perdere occasioni uniche di sviluppo.
Non ultimo, mi
preme sottolineare l’importanza, ove ne sussistano le condizioni di fattibilità
tecnica, che la Città Metropolitana faccia il proprio ingresso in Sacal al fine di avere un ruolo legittimante e determinante rispetto
a quelle che sono le prospettive
di sviluppo in termini soprattutto di aumento dei voli da e per l’aeroporto dello Stretto nell’ottica, tra l’altro, di guardare
sempre più al concretizzarsi dell’Area
integrata dello Stretto.
Uno sguardo,
infine, al futuro
nella consapevolezza che la Metrocity
è soprattutto un Ente di programmazione e che tutti i risultati
che si vedranno nei prossimi anni abbiamo il
dovere di pensarli e programmarli oggi.
In questi anni
abbiamo lavorato con le associazioni di categoria, l’Università, gli ordini professionali
e i sindacati alla stesura del primo piano strategico
metropolitano.
Questa stessa cabina
di regia vogliamo metterla in campo per l’individuazione dei progetti da candidare
all’interno del Piano di Resilienza che il governo sta mettendo in campo per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan e Next Generation.
Un percorso partecipato
dal basso che coinvolga altresì voi consiglieri,
i sindaci e le associazioni culturali e sociali che operano nelle quattro aree omogenee.
Non può sfuggire
come la composizione di questo consesso
sia totalmente maschile e questo, al netto
delle politiche di genere, deve fare riflettere i partiti e, più in generale, la politica su quanto sia ancora lunga la strada che porta ad una coscienza e consapevolezza
reale della importanza della partecipazione delle donne alla politica e della presenza delle stesse all’interno delle istituzioni.
Nel farvi i più sinceri
auguri di buon
lavoro, chiudo con una massima di Leonida Repaci
al quale questa
sala è intitolata: “un'espressione tipica del calabrese: «Non mi
fido» per significare «non ce la faccio», «non posso». A questo punto l'impotenza
a fare una certa cosa ci aggancia oscuramente alla coscienza di una servitù da portare.
Egli non si fida perché questa è la sua natura”.
Abbiamo il dovere
di ribaltare questa concezione, abbiamo
il dovere di far si che i nostri cittadini
metropolitani tornino a “fidarsi” in tutti i sensi di questa
accezione: a fidarsi
della classe politica che li amministra e a fidarsi nel
senso di cancellare dal loro vocabolario termini come “non ce
la faccio” o “non posso”.
A noi il compito che sia possibile, a noi il compito di farcela.
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