Ho inciso il mio nome in Aspromonte.

La mia  anima gli appartiene.

Una fanciullezza vissuta intensamente di quelle che neanche una favola può rendere più bella.
Le giornate, i mesi, le stagioni scandite da un tempo eterno. Scolpito nel mio cuore.

Le strade non asfaltate con un profumo adatto per ogni stagione. L'erba tra le mura delle case, assaggiarla era una scoperta. 

Ogni piega di quella montagna rappresentava una storia.
Ore ed ore seduto su un precipizio a respirare a pieni polmoni non solo quell'aria fresca e pulita. Respiri di felicità da farti battere forte il cuore.
Le lunghe passeggiate, i giorni che non finivano mai, pieni di nuove scoperte.

Ogni angolo di paese non aveva misteri eravamo noi i padroni delle nostre vite e ospiti di un posto incantato.

Anche il campo sportivo con annesso castagneto e pieno di pietre dava ad ogni partita quel profumo di leggenda. Ognuno di noi incarnava i campioni del tempo; Gigi Riva il mio idolo.

Eravamo sempre insieme in quella montagna isolata da tutto e tutti. Mai soli. 
Una solitudine che urlava nella vallata e il suo eco tornava con il canto delle cicale di Giuverti e di Sulimaci.

Zappare la vigna una festa. I colpi secchi e profondi sulla terra sollevavano quel profumo di polvere fresca impossibile da descrivere, mai più ritrovato da nessuna parte.

La terra ovunque, tra le mani, dentro le scarpe.

L'Aspromonte, Roccaforte del Greco. 
Dalla natura l'essenza della vita. Rispetto delle Persone e della Terra.
Gli animali nostri coinquilini; conigli, galline, capre, mucche, pecore.

 Vestiti rattoppati, scarpe rotte, soldi mai visti.
Il gelato di "Rinardu",  le caramelle a Menta,  i ghiaccioli.

Quella montagna esaudiva ogni desiderio.

Tanta la fatica dei nostri genitori.
 Gradevole quel profumo di sudore della mia mamma, del mio papà.

Gli asini protagonisti delle vendemmie. Ogni anno. Tante. Una festa continua.

Poi quasi senza accorgersene, come in un salto temporale improvviso, tutto svanisce.

Il benessere travolge l'incanto.
Si diventa egoisti e la collettività perd la sue caratteristiche migliori: la semplicità e l'umiltà.

È l'inizio della fine.

Ho fatto in tempo ad incidere il mio nome sulla quercia secolare di Sulimaci.

Neanche il fuoco è riuscito a cancellarlo. La quercia con i suoi ricordi sono tatuati nel mio cuore e impressi nella mia mente.

L 'Aspromonte è questo. Vita. Aria. Fatica. Memoria. Storia. Leggenda. Incanto.

 Noi siamo l'Aspromonte, noi dobbiamo ricostruirlo, renderlo quel posto incantato che era.

Ci ha voluto castigare per non averlo più ascoltato, per averlo abbandonato.
Non si è più sentito amato.

 Ho inciso il mio nome in Aspromonte e adesso lo tatuerò nel mio cuore.

 È una ripartenza.

Luigi Palamara L'Arciere

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